Che vuol dire “sesso normale”?

Il dolore genito-pelvico ha certamente un impatto su uno degli aspetti della vita che dovrebbe darci più gioia: la sessualità.Parte di questa sofferenza deriva anche dal pensiero di non potere più avere una sessualità “normale” o peggio di non poterla avere affatto. La maggior parte delle persone fa sesso in un certo modo, questo significa che è un comportamento tipico. Ma chi stabilisce cosa sia “normale”? Il dolore pelvico può interferire con il nostro modo di affrontare il sesso in generale e i rapporti penetrativi in particolare. I due antidoti principali a questa situazione di disagio sono: Avere una profonda conoscenza della propria area genitale, dei nostri bisogni e desideri.Abituarsi ed abituare il/la partner ad una sessualità ad hoc, calibrata sulla propria nuova realtà.

Sesso è tutto

Quando ti diciamo sesso cosa pensi? Per secoli siamo statə abituatə a pensare che un atto sessuale, per essere chiamato tale, dovesse implicare necessariamente la presenza di un pene dentro una vagina.In realtà, tutto ciò che le persone fanno e che stimola la loro sessualità è sesso. Anche stare sedute vicine e raccontarsi delle storie per eccitarsi è un’attività sessuale. Scardinare il paradigma di quello che abbiamo imparato è un passaggio difficile.

Anche tu fai sesso

Un passo importante è comprendere che spesso possiamo fare sesso senza dolore. A volte non coinvolge il tocco dell’area genitale, ma tutto il resto. Ricercare questo “tutto il resto” è un bellissimo percorso per scoprire quanto è ampio lo spettro delle zone di piacere nel nostro corpo. Dire “oggi ho fatto sesso” anche se non si è fatto sesso penetrativo, oltre che essere corretto, contribuisce a farci vedere che possiamo avere una sessualità piacevole.

Ripartire da noi

La prima cosa da fare è reinsegnare al nostro corpo che può provare piacere anche se prova del dolore. Per creare delle connessioni positive può essere utile:Toccare tutto il corpo e scoprire delle zone erogene che non si conoscono;Ricercare sensazioni positive attraverso la masturbazione, senza ricercare l’orgasmo a tutti i costi;Praticare la mindfulness per rientrare in contatto con le sensazioni del proprio corpo;Prendere coscienza dei muscoli del pavimento pelvico e rilassarli attraverso massaggi e respirazione.

Coltivare l’assertività

Quando moltə pazienti devono comunicare aə partner che non possono avere del sesso “tradizionale”, hanno legittimamente paura di deludere, di essere abbandonatə o di perdere la propria sensualità agli occhi dell’altrə. L’idea di una sveltina estiva in riva al mare diventa un miraggio. Quello che possiamo fare per contrastare questa paura, è coltivare l’asservità, ovvero la capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le nostre emozioni senza offendere o aggredire chi sta dall’altra parte. Quindi ad esempio, potremmo dire: “Il tocco in questo punto è un po’ troppo per me. Se mi tocchi qui, invece, mi piace molto. Ti va di provare?”“Ti va di metterci in questa posizione? È quella che mi fa sentire più a mio agio.” Sono piccoli gesti. Ma se la persona che abbiamo di fronte ci tiene e vuole farci provare piacere, vorrà solo trovare il modo migliore per farlo. Possiamo dare una mano verbalizzando i nostri bisogni, che si tratti di rapporti stabili o di incontri occasionali.

Per un sesso inclusivo

Dobbiamo continuare a parlarne. Se guardiamo anche solo a pochi anni fa, la maggior parte delle persone non sapeva quasi nulla del dolore pelvico cronico. Figuriamoci del sesso di chi ne soffre. Parlarne aiuta a farci comprendere da chi per ignoranza gira lo sguardo dall’altra parte ma anche da chi vorrebbe accoglierci e non ha gli strumenti per farlo.È assodato che il piacere sia un diritto di tuttə, ma è fondamentale rivendicarlo ogni giorno, qualunque sia il modo di cui decidiamo di esercitarlo.