Oggi ci prendiamo un momento di pura etimologia, per usare le parole conoscendone l’origine e il significato. 🔎

In passato abbiamo visto di come molte parti del corpo femminile portano un certo nome prendendolo dallo scienziato (tendenzialmente uomo) che ha scoperto la loro esistenza. Ce lo ricorda molto bene la scrittrice e comica Hannah Gadsby 😂

La lista è lunga, ma le più evidenti sono:

  • Ghiandole di Bartolino: due ghiandole a forma di mandorla che si trovano simmetricamente attorno alla vulva - descritte per la prima volta nel 1600 dall'anatomista danese Caspar Bartholin il Giovane
  • Tube di Falloppio: due organi tubolari simmetrici che collegano le ovaie all’utero - prendono il nome dallo scopritore Gabriele Falloppio, anatomista italiano del 1500.
  • Pouch of Douglas: la cavità tra il retto e la parete posteriore dell'utero - scoperto dal medico scozzese James Douglas.
  • Dotto di Gartner: un cordoncino fibroso che si trova nei lati della vagina - scoperto da Hermann Treschow Gartner nel 1822
  • Ghiandole di Montgomery: ghiandole presenti nell'areola che circonda il capezzolo - chiamate così in onore di William Fetherstone Montgomery, un ostetrico irlandese che li ha descritti nel 1837

Andiamo su qualcosa di più conosciuto: l’imene. Imene era il dio maschile greco del matrimonio che, morto la prima notte di nozze, ha prestato il suo nome a una struttura anatomica unicamente femminile.

Ma non è finita qui - anche i termini anatomici che potremmo ritenere essere “femminili” hanno a volte origini anacronistiche. Prendiamo il termine “vagina”: deriva dal latino vagīna, che significa “guaina” o “fodero”, ovvero la copertura di una spada o un coltello. Allo stesso modo, la parola greca kleitorís, che si riferiva a “clitoride”, può essere fatta risalire a kleíein: “chiudere”.

Non è necessario essere Freud per vedere le metafore un po’ obsolete. 🤷🏻‍♀️