Una buona relazione tra professionista e paziente dovrebbe essere la base di ogni percorso di salute. Ma sono tantissimi i fattori che possono interferire con questa:

  • aspettative sbagliate
  • diagnosi "fai da te" su google
  • poche spiegazioni
  • fretta
  • linguaggio poco chiaro
  • tempi stringenti
  • non accoglienza delle esigenze dell’altrə
  • pretesa di infallibilità
  • variabili organizzative

Una questione di fiducia

Anche questa relazione è un incontro tra persone, con le loro impressioni di pancia, pregiudizi e simpatie. Lə professionista offre la sua formazione e competenza, basate su evidenze scientifiche, linee guida e aggiornamento costante (questo ultimo impegno, è tra i più importanti). In questo setting andrà costruita l’alleanza terapeutica, ovvero un rapporto di fiducia tra le parti, fondamentale nei percorsi di cura, in grado di condizionare l’esito del trattamento.

L’alleanza terapeutica si fonda sulla condivisione degli obiettivi, sulla fiducia e rispetto reciproci, in ruoli e tempi definiti e congrui. Considerando che le modalità relazionali sono tante quante le persone al mondo, non c’è un modo “giusto” per farlo, ma non dovrebbe mai mancare l’empatia. Empatia significa e prevede l’ascolto (attivo) e l’accoglienza dell’altrə, la validazione delle esperienze altrui e la sospensione del giudizio. Empatia, non significa simpatia. Non devo volerci uscire a prendere una birra, devo potermi fidare e affidare con serenità. L’empatia si accompagna all’onestà, da entrambe le parti, onestà nel dire: non ho capito, non sono d’accordo, non conosco la risposta, non sono lə professionista giustə.

Con queste premesse paziente e professionista, hanno la possibilità di svolgere entrambə un ruolo attivo nella relazione. Lə professionista, strumento e risorsa per lə paziente, lə quale vi si affida con consenso, comprendendo le motivazioni del percorso, le terapie e i trattamenti previsti, facendosi carico quindi del proprio stato di salute e dei passi da fare. Ne consegue quindi una responsabilizzazione alla salute da parte
dellə paziente.

Questa presa in carico della propria salute, fisica e mentale, del proprio corpo e benessere, implica un passaggio di competenze, il rinforzo delle proprie risorse e determina una possibilità sempre maggiore di autodeterminazione. Questo auspicabile obiettivo, raggiungibile solo con la collaborazione di tutte le parti in causa, dovrebbe essere il punto di arrivo di ogni percorso di salute, dalla pulizia dei denti alla visita ostetrica.

Percorrere questa strada significa operare davvero in prevenzione, incrementare l’autonomia dellə pazienti, significa smettere di doversi affidare a Google, ma acquisire la capacità di districarsi tra le fonti o tra professionistə, determinando una nuova modalità di ascolto del proprio corpo, con la consapevolezza di abitarlo, senza subirlo passivamente.

È un percorso che richiede le energie di tuttə. Per moltə è un cambiamento delle modalità in cui siamo abituatə ad accedere e ad offrire percorsi di salute, è però una modalità più gratificante, che forse solleva lə professionista dal dover e voler essere tuttologə, ad avere sempre una risposta pronta, e lascia più spazio al
dialogo, al confronto e più importante alla persona, raggiungendo degli obiettivi che possono andare oltre l’accoglimento del disagio del momento e creano benefici sul lungo periodo.