Da quando è nata la nostra community abbiamo imparato tantissimo sulla complessità dei nostri corpi. Muscoli, nervi e ormoni lavorano in armonia fino a quando cambia anche solo una piccolissima variabile e il castello crolla. La medicina, ormai lo sappiamo, è una questione di genere e mai come oggi ci sembra fondamentale ribadire la necessità di pretendere da parte delle istituzioni una medicina che si occupi davvero delle persone trans e di genere non conforme come delle persone cis.

Di quante persone stiamo parlando?

Negli ultimi quarant’anni il numero delle persone transgender in Italia è cresciuto esponenzialmente: parliamo di un numero che oggi va dallo 0,5% al 1% della popolazione. Questo è successo grazie all’aumento della sensibilizzazione, della libertà di fare coming-out e delle strutture specializzate.

I problemi concreti, in numeri
46% dichiarano di essere state vittime di discriminazioni in ambito sanitario
20% eseguono il pap-test regolarmente, contro il 79% della media
40% depressione
60% non fanno attivitĂ  fisica

E quando si sperimenta dolore pelvico cronico?

In questo caso, i pregiudizi di cui possono essere già vittime queste persone si amplificano se si è alla ricerca di una diagnosi per endometriosi o se è già stata diagnosticata. Il dolore pelvico è comune nelle persone trans dopo l'inizio della terapia con testosterone. Data l'associazione con le mestruazioni e l'orgasmo persistenti, così come la nota sensibilità agli androgeni della muscolatura del pavimento pelvico, sono giustificate ulteriori ricerche sulla disfunzione muscolare del pavimento pelvico come contributo. (fonte)

Le cose non sono cambiate

Un’indagine scientifica che ha coinvolto 4.568 adulti transgender nei Paesi Bassi ha mostrato come l’eccesso di mortalità delle persone transgender rispetto a quelle cisgender è rimasto invariato negli ultimi cinquant’anni.

Di cos’è la colpa?

Non è colpa della terapia ormonale o degli interventi chirurgici, ma di aspetti molto più sociali.

‍Fattore culturale: se una persona non si sente accettata socialmente può tendere a rinunciare alle cure. Per evitare pregiudizi, misgendering (quando ci si riferisce a una persona transgender con termini collegati al sesso biologico e non all'identità di genere) e il confronto con un personale medico non preparato, ci si sottrae a controlli, diagnosi e si aumenta il rischio di cronicizzazione.

Fattore economico: trovare un lavoro stabile in un ambiente non discriminante è ancora molto difficile. Questo porta spesso le persone transgender a doversi sostenere con lavori occasionali e mal pagati, e quindi a non potersi finanziare tutti i servizi sanitari necessari.  Secondo un’indagine Istat del 2021, il 61,8% delle persone lbtqia* intervistate riportano di avere subito almeno un episodio di micro aggressioni da parte di persone dell’ambiente lavorativo.

Cosa sta facendo il settore pubblico

L’Istituto Superiore di Sanità, insieme all'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha creato il portale www.infotrans.it, con l’obiettivo di formare correttamente la classe medica e gli operatori del settore. Entro il 2023 verranno promossi corsi di formazione specifici per trattare l’aspetto della salute in modo più inclusivo.

Cosa sta facendo il settore privato

Anche le imprese stanno mostrando un’attenzione maggiore, anche se non ancora forte. Nel 2019, varie imprese avevano adottato misure per favorire l’inclusione dei lavoratori LGBT+: il 5,1% delle imprese con almeno 50 dipendenti, e il 14,6% delle imprese con almeno 500 dipendenti. Le misure più diffuse sono la presenza di servizi igienici e spogliatoi che facciano sentire le persone queer più a loro agio, e iniziative di sensibilizzazione interne.

Fonti:

Enti per adeguamento di genere, 2021

Istituto Superiore di SanitĂ , 2022

de Block et al, 2021

"DiversitĂ  LGBT" e ambito lavorativo, Istat 2022