Cos’è davvero il tabù

”Tabù” è una parola presa in prestito dalla lingua polineasiana (tapu) e inizialmente non era negativa: si applicava a persone, luoghi, oggetti.

Oggi, invece, ha principalmente una connotazione negativa e la applichiamo a concetti molto ampi e a intere aree della nostra vita.

Nel linguaggio comune, il tabù rappresenta un “divieto condiviso”. Qualcosa di proibito, di cui vergognarsi, di cui non si può nemmeno parlare.

Esistono tabù in quasi ogni aspetto dell’esperienza umana, dall’economia, alla religione, all’etica.

Ognuno ha i propri tabù, ma molti sono condivisi

I più comuni sono quelli che riguardano gli aspetti più intimi di una persona.

Basti pensare a come ci sentiremmo a parlare con un estraneo di questi argomenti:

😰 Morte: per quale motivo è mancata tua nonna? Senti la sua mancanza?

😰 😰 Soldi: quanto guadagni? Riesci a risparmiare molto o arrivi tirato a fine mese?

😰 😰 😰 Sessualità: Ti masturbi mai? Non hai mai avuto problemi a fare sesso?

Il tabù sul benessere mentale

Nella cultura occidentale, la psiche è una scoperta recente: all’inizio era considerata semplicemente come l’opposto del corpo, e come completamente scollegata da esso.

Grazie alle grandi guerre del ‘900 si è capita l’entità del “trauma” e di che effetto può generare su un individuo. In seguito nasce l’American Psychological Association (APA), viene redatto il DSM e si fanno passi da gigante nella comprensione delle dinamiche psicologiche.

Il concetto si è sdoganato, ma tuttora parlare di salute mentale è un grande tabù. Questo perché è poco tangibile, e perché per secoli l’abbiamo associata al concetto di follia: chi soffriva di una condizione psicologica era rinchiuso fuori dalla città. La “malattia mentale” era fonte di vergogna. 🫣

Il tabù sulla sessualità

La nostra società è stata fortemente influenzata dalla morale religiosa: nonostante grandi cambiamenti culturali in corso, la sessualità è vista spesso ancora oggi negativamente se legata al piacere, anziché alla riproduzione.

Questo è vero particolarmente per il corpo femminile.

Sensazioni come vergogna, disgusto, paura o senso di colpa, in un contesto di sessualità, possono emergere anche nella persona più progressista - perché sono molto radicate in noi ed è necessario riconoscerle per poter lavorare su di sé ed eliminarle. 🙅🏻‍♀️

Il tabù sul dolore nella sessualità

Il problema si amplifica quando la sessualità non funziona come dovrebbe per lo standard: molti di coloro che soffrono di disfunzioni sessuali, anche se lievi e temporanee, non si rivolgono al corpo medico.

Questo succede per vergogna, per mancanza di educazione al corpo e alla sessualità, e per la scarsa formazione di alcuni professionisti sanitari che banalizzano il disagio e quindi allontanano lə pazienti.

L'imbarazzo, da entrambe le parti, fa sì che i problemi sessuali spesso non vengano trattati come dovrebbero.

Nell’Università del Minnesota, esiste un corso nella facoltà di medicina per insegnare ai futuri medici come non imbarazzarsi nel parlare di sessualità con lə pazienti. 🇺🇸 👀

Quando i tabù si incrociano

Spesso e volentieri i tabù del benessere sessuale e mentale si intersecano tra loro, ed è qui che la questione si complica.

Chi ha una condizione di dolore pelvico cronico, per esempio, può sentire una forte pressione sociale sia sul piano della sessualità, dato che coinvolge l’area genito-pelvica, sia sul piano del benessere mentale.

Avere una disfunzione fa sentire anormali, rotti, soli - e impatta enormemente la vita quotidiana.

Chi ne soffre, infatti, ha di solito un minore benessere emotivo, tassi molto più elevati di disturbi psicologici e una ridotta qualità di vita.

Ciò che è invisibile aumenta il tabù

Esiste un grande problema alla base: il dolore, come anche lo stress o una qualsiasi forma di malessere, non è misurabile - sopratutto perché è un’esperienza soggettiva.

Se non è misurabile, è meno facile dimostrare che esiste - a sé e alle altre persone. Questi problemi sono invisibili: la psiche è un concetto astratto e difficile da rappresentare, e il dolore è un’esperienza personale e basata su fattori diversissimi da persona a persona.

Non avere davanti a noi persone che ci credono inficia la nostra sicurezza e la ricerca di una soluzione.

Abbiamo un problema con ciò che non capiamo

Da sempre, l’essere umano ha paura di ciò che non capisce. Tutto ciò ha ancora più senso, soprattutto se contestualizzato a una società come quella occidentale, che professa il culto del controllo e della ragione.

Come aprire la matrioska

Ecco cosa possiamo fare come individui:

  • Spacchettare: aprire le bamboline una per una e guardarsi dentro
  • Verbalizzare: chiamare le cose con il loro nome. Portare alla luce quello che abbiamo dentro
  • Accogliere l’ignoto: dare spazio a quello che ancora non si conosce
  • Chiedere aiuto: un percorso di psicoterapia, fatto secondo le nostre esigenze, può fare tantissimo